Giovanni Matteo Bottigella (Pavia 1410 ca.-1486), gentiluomo pavese, segretario e consigliere ducale dei Visconti e degli Sforza, si ricorda soprattutto per la sua attività di umanista, uomo di lettere, bibliofilo, committente d'arte.
Nacque attorno al 1410 da Tomaino Bottigella di Pavia, appartenente a un'antica casata pavese, nobile e assai ricca, che fu già al servizio dei Visconti come commissario ducale sul sale. I Bottigella ebbero importanti impieghi nel governo ducale e della città d'origine, non pochi di loro brillarono nell'attività legale (soprattutto Cristoforo, un fratello di Giovanni Matteo) e in quella ecclesiastica (Giovanni Stefano, altro fratello, fu protonotario apostolico e poi vescovo di Cremona). Non si sa se Giovanni Matteo abbia conseguito titoli accademici. Tuttavia lo vediamo già, circa ventenne, al servizio di Filippo Maria Visconti; nel 1443 veniva nominato sovrintendente ai benefici ecclesiastici del ducato, e nel 1444 appare elevato alla dignità di segretario ducale, carica di notevoli responsabilità politiche. Aveva nel frattempo sposato Bianca Visconti, figlia di Lancillotto signore di Sesto Calende, che gli portò in dote il feudo di Cameriano (fraz. di Casalino) e soprattutto gli procurò importanti parentele e conoscenze. Negli anni fino alla morte del duca (1447) ebbe diversi delicati incarichi diplomatici.
Più che creatore, Giovanni Matteo Bottigella fu soprattutto fruitore e diffusore della nuova cultura umanistica. Fu in stretta relazione e amicizia con i maggiori umanisti della corte milanese (e anche di quella mantovana), come il suo concittadino Pier Candido Decembrio e, nello stesso tempo, l'implacabile avversario di questi, Francesco Filelfo, che gli dedicò alcuni dei suoi epigrammi. La passione di Giovanni Matteo furono però soprattutto i libri: nell'epoca che vide l'ultima fioritura dei bei manoscritti, presto soppiantati dalla stampa, commissionò ai maggiori copisti e decoratori del tempo delle prestigiose edizioni dei classici latini e delle recenti opere umanistiche, che andarono successivamente disperse e si trovano (almeno nella parte che si è conservata) nelle maggiori biblioteche d'Europa.